Ben Nevis Race (Scozia)
Il viaggio per noi inizia quando, io e Cecilia, partiamo dall’aeroporto di Malpensa e cerchiamo di fantasticare sul cosa ci aspetta. Il nostro viaggio sarà un avventura incredibile, tra le infinite lande scozzesi, famose per essere sempre governate da una leggera nebbiolina. Cecilia è serena, come sempre, non si aspetta nulla, tanto meno una vittoria di questa gara, io le sto a fianco quasi a proteggerla, il mio compito è quello di accompagnarla e di guidarla sino a Fort William, il paesino dove si svolgerà la Race.Guidare una macchina per le strade della Scozia è il mio primo grosso problema. A differenza dell’Italia con il volante a sinistra e circolazione a destra, nei paesi britannici è tutto il contrario! Devo allenare subito il cervello, abituando la parte sinistra agli automatismi del cambio e della direzione di marcia.Il viaggio verso Fort William è lungo, ci concediamo alcune soste turistiche. La prima è per le foto al ponte Forth Bridge, un ponte ferroviario a sbalzo, a lungo considerato una meraviglia dell’era industriale, inserito dal governo britannico alla lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Il ponte è considerato ancora oggi un capolavoro di ingegneristica. È lungo 2,5 km e si eleva a 46 metri sul livello del mare; unisce la capitale della Scozia, Edimburgo, con la regione del Fife a nord e rappresenta una delle arterie principali tra il nord-est e il sudest del Paese. Durante il nostro viaggio, simpaticamente cerchiamo di contare l’incredibile quantità di pecore dal caratteristico musetto nero. Ferme e immobili sul prato, sembrano statue, in posa per le foto dei turisti. Con lo sguardo e la fotocamera, cerchiamo di catturare più possibile di ciò per cui è famoso e caratteristico questo stato, come le mucche! Chi non le ha mai viste dal vivo potrebbe rimanere stupito da questi animali con i peli lunghi. Sono scozzesi e sono abituate a temperature molto basse, anche di 40° sotto zero. Vivono infatti tutto l’anno fuori dalle stalle. Alcuni le allevano anche sulle nostre Dolomiti. La cosa buffa è proprio il loro aspetto.Arriviamo a Fort William nel tardo pomeriggio. Questo paese è il centro abitato più grande della regione delle Highlands occidentali in Scozia, a pochi chilometri dal Ben Nevis, la montagna più alta di tutta la Gran Bretagna, dove si tiene da oltre 50 anni la competizione di corsa. Fort William è anche un importante centro turistico, essendo situato non lontano da famosi luoghi turistici come il Loch Ness, conosciuto per essere la sede della leggenda del mostro di LOCHNESS.La ragione per cui siamo qui è la gara: Ben Nevis Race. Questa montagna, chiamata dai locali semplicemente The Ben, secondo le stime, in un anno attrae circa 100.000 scalatori. Per gli scalatori e gli appassionati l’attrazione principale si trova a una quota di 700 metri, e sono le pareti verticali del lato nord; vi sono fra le pareti più alte del Regno Unito, con arrampicate e percorsi di ogni difficoltà, oltre che le più importanti vie per scalata su ghiaccio dello stato. La sommità del Ben Nevis è posta a 1344 metri sul livello del mare, conserva ancora le rovine di un osservatorio che fu utilizzato stabilmente dal 1883 al 1904.La prima scalata del Ben Nevis di cui si hanno notizie risale al 17 agosto del 1771, mentre ufficialmente la storia della corsa al Ben Nevis inizia nel 1895. William Swan, un barbiere di Fort William, fece il primo record il 27 settembre di quell’anno, quando corse dal vecchio ufficio postale di Fort William fino alla vetta, e ritorno, in 2 ore e 41 minuti. Negli anni seguenti ci furono alcuni miglioramenti del record di William, ma la prima competizione agonistica, secondo le regole della Scottish Amateur Athletic Association, si tenne il 3 giugno del 1898. Parteciparono dieci concorrenti, che partirono dal Lochiel Arms Hotel di Banavie; il vincitore fu il ventunenne guardiacaccia Hugh Kennedy, che, per coincidenza, terminò il giro impiegando lo stesso tempo di William, 2 ore e 41 minuti. Fino al 1903 si tennero delle periodiche competizioni, finché l’osservatorio posto sulla cima venne chiuso. In quell’anno ci furono due distinte gare, una di sola salita e una di salita e discesa, entrambe vennero vinte da Ewen MacKenzie, che lavorava per l’osservatorio. Nella seconda, con partenza e arrivo dal nuovo ufficio postale di Fort William, MacKenzie riuscì a battere il record con un tempo di 2 ore e 10 minuti, che resistette per 34 anni.La Ben Nevis Race riprese nel 1937; nella forma attuale si tiene il primo sabato di settembre ogni anno ininterrottamente dal 1951, tranne nel 1980 quando la gara fu annullata; il numero di partecipanti è cresciuto nel tempo, dai 17 della prima edizione (di cui solo 4 classificati, gli altri indicati come mislaid, letteralmente sperduti!) fino ai 500 corridori di oggi, e in soli due giorni vengono chiuse le iscrizioni! La gara parte e finisce presso il campo di football del CLAGGAN PARK di Fort William, con una lunghezza ufficiale di 16 km (10 miglia) e 1.340 metri di dislivello. Secondo il regolamento della gara risulta che, a causa della pericolosità della montagna, la partecipazione è limitata solo a coloro che hanno completato precedentemente tre gare effettuate in montagna, e i corridori devono obbligatoriamente portare k-way, fischietto, berretto e guanti; chi non raggiunge la vetta entro due ore è obbligato a tornare indietro. I record, sia maschile che femminile, furono stabiliti nel 1984 da Kenneth Stuart e Pauline Haworth con i tempi, rispettivamente, di 1:25:34 e 1:43:25 e sono da allora imbattuti. Sono record che hanno dell’incredibile, perché io stessa, dopo aver preso parte alla gara mi sono resa conto che sarà un impresa batterli. Le condizioni meteorologiche che quasi sempre si trovano e la tipologia del percorso non lasciano ampi margini di miglioramento per questi tempi.Alla partenza, ore 13.00, al campo di Football c’è quanto di più tradizionale ci si aspetta dal folklore scozzese: una band di cornamuse ad allietare l’attesa, le vaschette depositate sul terreno, con articoli tecnici che possono servire in gara in vendita e l’abbigliamento dei podisti consono alla gara, con pantaloncini e canottiera a riquadri rossi e neri, i colori dei clan come si addice ai kilt scozzesi. Una miscellanea variopinta di colori e suoni che ci fanno sorridere per la semplicità e per il rispetto di questa race che nel 2010 celebra il suo 51° anno. Mentre la sottoscritta filma e fotografa il tutto, Cecilia si appresta alla partenza, diligentemente già in prima fila. Dopo la partenza, fatti più di 3 km di percorso pressoché pianeggianti, iniziano le vere difficoltà: non tanto per il dislivello, ma per le pietre, l’erba scivolosa e il sentiero stretto, assolutamente non segnato. L’ultimo km di ascesa è una scalata verticale utilizzando mani e piedi. Occorre prestare la massima attenzione a non scivolare all’indietro. Chi ha esperienza di questa gara si sceglie il percorso in maniera ideale, io invece, come altri insieme a me qui per la prima volta, mi sento imbranata, impaurita dalle pietre che arrivano rotolando dall’alto. Manca ancora parecchio alla cima per la sottoscritta, e vedo già scendere a rotta di collo i primi atleti, sembrano camosci e penso che dopo toccherà anche a me! Questi primi atleti scendono a velocità folle, e mentre sono consapevole che non ho speranza per un mio inserimento tra le prime 5 donne in classifica, ne approfitto per fare delle foto. Ed ecco Cecilia che sta scendendo, con il suo passo leggero, anche lei vola sulle pietre, sorride, ci salutiamo e le dico di andare tranquilla, la seconda donna passerà dopo parecchi minuti. In cuor mio sono sicura che Cecilia vincerà alla grande. Lei, una piccola donna tra questi giganti del Ben Nevis.Al mio arrivo all’interno del campo di Football, tantissima gente ad applaudire tutti i corridori, lo speaker li nomina uno ad uno, con il relativo nome del Club di appartenenza. Cerco Cecilia con lo sguardo, e vedo di tutto: atleti fracassati alle caviglie, altri insanguinati per le cadute in discesa, altri distesi per minuti sull’erba, alcuni nell’ambulanza, tanti arrivano zoppicanti….. Io e Cecilia ci abbracciamo, lei la vincitrice non ha rischiato nulla in discesa, il suo nome verrà inciso insieme alle altre donne vincitrici della gara sulla storica coppa. George, la mente organizzativa, si complimenta con lei, invitandola per il prossimo anno.La sera è il momento storico delle premiazioni ufficiali presso il Nevis Centre, una sorta di teatro che ci accoglierà sempre con la band di cornamuse. L’enfasi dello speaker urla a squarciagola tutti i nomi dei vincitori delle varie categorie e degli assoluti. Come nella pura tradizione di 50 anni di questa gara, anche i premi sono austeri e all’insegna della storia. Semplici targhe incise, con i nomi dell’albo d’oro. Quello che conta è che la Ben Nevis Race è la gara della Scozia, che non cambierà mai, perché non ci sono ristori lungo il percorso, né al traguardo se non semplice acqua, non ci sarà mai una maglia di finischer o un grande premio in soldi. Solo un diploma per tutti con il tempo impiegato. Cecilia ha concluso la sua fatica in 1 ora 56 minuti, arrivando 46° assoluta su quasi 500. Questa verità sarà consegnata alla storia della Ben Nevis Race. Potrò dire: io c’ero, non importa se il mio tempo è di 2 ore e 33 minuti. Non importa quanto sono arrivata. Ho assistito ad un grande evento sportivo e ad una grande vittoria di un’atleta italiana che ha realizzato un sogno : vincere una gara mondiale in Scozia. Mai un italiano vi era riuscito.Il mio compito non è ancora terminato, per ritornare in Italia devo guidare sino all’aeroporto di Edimburgo. Ormai non mi fa paura più niente, neanche tenere la sinistra e l’auto con la guida a destra. Italia aspettaci, ti riporto la piccola-grande donna che a pieno titolo merita di entrare nelle grandi dello sport italiano femminile!Grazie Valetudo per aver dato la possibilità di portare un pezzo dell’ Italia a vincere in Scozia.In allegato la classifica completa